di Domenico Bevacqua*
La querelle sul nuovo ospedale per l'area urbana cosentina si sta tramutando in un incomprensibile braccio di ferro fra il Comune di Cosenza e la Regione Calabria, in ragione del quale si rischia uno stallo che perde di vista la finalità primaria da perseguire. Per questo credo sia giusta e condivisibile la proposta, per alcuni aspetti forse anche provocatoria, avanzata dal presidente Oliverio di pensare a un sito che non sia più il capoluogo della provincia. Non si può ridurre il problema a una mera disputa territoriale, incatenata al dilemma Vaglio Lise sì o Vaglio Lise no. Il compito di chi governa una regione già fragile e debole di per sé è quello di organizzare la rete ospedaliera in maniera razionale e tale da offrire ai territori e alle comunità servizi di qualità in termini di strutture fisiche intelligentemente dislocate, di salvaguardia dei Lea e di tecnologie avanzate per la piena garanzia del diritto alla salute. L'individuazione del sito non può risultare da opzioni prive di contestualizzazione e, forse, una estrema correttezza e rispetto per il capoluogo, ha impedito, sinora, di interrogarsi sulla concreta possibilità di pensare ad altri siti, fra i quali quello di Arcavacata che, naturalmente e logicamente, può essere oggetto di studio di fattibilità, anche in ragione del suo essere baricentrico e pienamente funzionale a collegare l'area urbana con l'intero territorio della provincia di Cosenza. Ecco perché a me paiono del tutto ragionevoli la discussione e il dibattito che si stanno sviluppando in merito a tale ipotesi. Soprattutto, se questa idea progettuale venisse collegata all'ipotesi, già lanciata dal presidente Oliverio dal 2011 e approvata allora dal consiglio provinciale, di istituire una facoltà di Medicina all'Unical: non per aprire una concorrenza nei confronti di Germaneto, ma per costituire una base di secondo triennio in diretta e proficua sinergia con una nuova struttura ospedaliera. Lungi da me ogni logica di scontro territoriale: la proposta mi convinse allora e mi convince oggi, nell'ottica della costruzione di un sistema universitario di eccellenza al servizio della Calabria, dei suoi giovani e di un sistema sanitario che, senza ricerca, risulterebbe monco e cristallizzato. Anche perché le specializzazioni già presenti presso l'hub dell'Annunziata giustificano in pieno l'integrazione con l'attività assistenziale e con l'auspicata facoltà di medicina. Confesso di non comprendere l'assenza del sindaco Manna dal dibattito relativo alla vicenda, quasi che il Comune di Rende non abbia interesse a contribuire al destino del proprio territorio e apprezzo l'iniziativa dei consiglieri comunali di minoranza che hanno richiesto apposita seduta consiliare ad hoc per il prossimo 5 giugno. Da parte mia, come unico consigliere regionale residente a Rende, ho più volte manifestato la mia disponibilità nei confronti dell'attuale amministrazione comunale per contribuire a supportare progetti, idee e soluzioni nelle sedi istituzionali opportune. Ribadisco, pertanto, anche in merito a tale problematica, tutto il mio impegno per un confronto aperto e franco, al fine di favorire una soluzione che rientra nella mia visione di una nuova e forte identità che consenta a Rende di proporsi come la città dell'innovazione.
*consigliere regionale calabrese del Pd