di Francesco Pungitore
Sostituito o “affiancato”. In ogni caso, ridimensionato nel suo ruolo. Sembra, ormai, segnato il destino dell'attuale commissario alla Sanità per la regione Calabria, Massimo Scura. A leggere le dichiarazioni che arrivano dai palazzi romani, non ci sono dubbi. In una nota, i parlamentari 5 Stelle Francesco Sapia, Giuseppe d'Ippolito, Paolo Parentela e Bianca Laura Granato affermano chiaramente che occorre “sostituire al più presto l'attuale commissario Scura e nominare anche un sub-commissario o due sub-commissari”. La linea era stata già tracciata dal ministro della Salute, Giulia Grillo, in audizione congiunta davanti alle commissioni Affari Sociali della Camera e Sanità del Senato, sulle linee programmatiche del suo dicastero: “Siamo in dirittura d'arrivo sulla definizione di eventuali figure da sostituire o inserire al posto di quelle attuali per la maggior parte delle Regioni commissariate. In Calabria è sotto gli occhi di tutti che ci siano dei problemi. Sarebbe interessante rendere visibile a tutti i verbali dei tavoli di monitoraggio perché da lì già si vede il riscontro rispetto all'attuazione di tutta una serie di procedure necessarie al miglioramento della gestione sanitaria. E in Calabria la gestione ha affossato una Regione che già aveva grandi difficoltà. La richiesta di uscire dal commissariamento è legittima ma non ha alcun tipo di fondamento né giuridico, economico, politico”. I problemi citati dal ministro sono ben noti. In materia sanitaria, la Calabria continua ad avere un saldo negativo rilevante, “pari a 319,5 milioni di euro”. Numeri diffusi dal senatore Marco Siclari, capogruppo di Forza Italia in commissione Igiene e Sanità. Numeri che testimoniano le difficoltà di un piano di rientro che non ha, evidentemente, raggiunto i propri obiettivi. E poi, insieme al deficit e all'aumento della mobilità passiva, ci sono i dati desolanti sull'insufficienza dei Lea. Il cartone utilizzato al posto del gesso per curare le fratture nell'ospedale di Reggio Calabra è solo il simbolo di una regione che, anche nel 2016, come da anni a questa parte, non è riuscita ad assicurare ai proprio abitanti i Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria. La conferma arriva dai dati provvisori del monitoraggio Lea 2016 del Ministero della Salute, contenuti nel Rapporto di Coordinamento di Finanza Pubblica 2018 della Corte dei Conti e diffusi dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva. Passano da 5 del 2015 a 2 del 2016, ovvero Campania e Calabria, le regioni bocciate, ovvero giudicate non in grado di erogare quei servizi e prestazioni che devono essere garantiti in modo uniforme sull'intero territorio nazionale. Se è 160 il punteggio necessario per considerare una Regione “adempiente” nell'erogazione dei Lea, la Calabria nel 2016 ha raggiunto un punteggio di 144, perdendo 3 punti rispetto all'anno precedente. A farle compagnia c'è la Campania che però, pur attestandosi su un punteggio ancora più basso pari a 124, è la Regione che in assoluto ha guadagnato più punti: +18. Entrambe queste due regioni, insieme a Lazio e Molise, sono tra l'altro ancora commissariate. Questo il quadro generale, al quale si sommano i casi di cronaca, oramai quotidiani. Se un'indagine del ministero della Salute e un'inchiesta interna faranno chiarezza sulla vicenda già citata dei pazienti dell'ospedale metropolitano di Reggio Calabria con fratture immobilizzate col cartone, all'ospedale di Crotone l'Unità operativa di Chirurgia rischia di chiudere per ferie. In una nota inviata nei giorni scorsi al direttore generale della Asp di Crotone, Sergio Arena, e ai responsabili della direzione sanitaria e medica del presidio (Agostino Talerico e Lucio Cosentino), il direttore dell'Uoc di Chirurgia Generale, Giuseppe Brisinda, segnala una pesante carenza del personale medico in servizio. In pratica tra licenziamenti, ferie, mancate sostituzioni di specialisti andati in pensione e infortuni sul lavoro, l'Uoc di Chirurgia può contare su 5 medici, rispetto a un totale di 11. Dunque al primario non resta che comunicare che, “con il personale attualmente in servizio, non possono essere coperti in modo adeguato i turni di guardia e di reperibilità, non potendosi garantire un servizio di Chirurgia appropriato, affidabile ed efficace”. Dunque “appare necessario provvedere alla chiusura della Chirurgia del presidio, informando il pronto soccorso della necessità di trasferimento dei pazienti con patologie chiaramente di competenza chirurgica o presunte tali presso Hub di riferimento o altre strutture ospedaliere della Regione”. Stesso film già visto con l'Ortopedia di Soverato: niente medici e reparto chiuso fino alla fine di agosto. La sanità calabrese, oggi, è così. [4 agosto 2018]